Le vene varicose: sintomi e cure
Le vene varicose sono un problema che colpisce soprattutto le donne dopo i 30 anni, ma è possibile combatterlo con le giuste cure.
Si parla di vene varicose quando aumentano il loro volume fino ad alterare visibilmente il piano cutaneo a causa di un cattivo flusso del sangue che comporta un ingrossamento delle vene più superficiali.
Le vene varicose sono una delle possibili espressioni di una patologia denominata reflusso sanguigno, che insorge quando le valvole presenti all’interno delle vene che riportano il sangue dalla periferia verso il cuore e che prevengono che il sangue “ricada giù” non funzionano più correttamente, questo causa un ristagno di sangue nelle vene più superficiali, che ingrossandosi diventano visibili.
L’indagine ecografica consigliata per un’indagine approfondita è l’Ecocolordoppler, un esame non invasivo che analizza il sistema venoso superficiale e profondo che riesce a captare le vene sottoposte al problema permettendo una diagnosi chiara.
Le Società Scientifiche Italiane sono concordi nell’affermare che nessun trattamento dovrebbe essere avviato senza avere un esito dell’Ecocolordoppler anche se a essere coinvolte sono semplici capillari.
Come riconoscere in tempo le vene varicose?
I sintomi più comuni che ci consentono di riconoscere il reflusso sanguigno, causa dell’insorgenza delle vene varicose, sono i seguenti:
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- stanchezza eccessiva alle gambe
- pizzicore
- crampi
- eczema
- senso di pesantezza
- formicolii
Come curare le vene varicose?
La patologia più comune legata alle vene varicose è la Vena Safena, per la quale per anni si è intervenuti con lo stripping pur riconoscendone i limiti e la possibile ricomparsa del problema.
La pratica più diffusa negli ultimi anni è l’ablazione termica della safena attraverso laser o radiofrequenza, che elimina le problematiche del metodo precedente permettendo di operare anche a livello ambulatoriale.
Il trattamento prevede l’inserimento dello strumento, simile a una cannuccia, nella vena con un foro nella cute, fino a raggiungere il punto desiderato. L’anestesia viene fatta solo intorno alla vena da trattare.
Il paziente, in stato cosciente, non avverte alcun fastidio, ma qualora avesse problemi può segnalarli per aumentare l’anestetico ed evitare eventuali lesioni.
Un ulteriore intervento è la flebectomia, dove si agisce attraverso piccole incisioni che non hanno bisogno di punti di sutura. Anche in questo caso si opera in anestesia locale senza strascichi nei giorni post intervento. Dopo alcuni mesi o anni è necessaria una nuova seduta di trattamento.